Allontanandoci dai confini nazionali, portiamo il discorso su un piano diverso rispetto a quanto siamo abituati; non si parte più dal colpevolizzare il solo contesto sociale/familiare (cioè, ce la prendiamo anche con questo, ma non solo) nel quale queste professioni non sono considerate adatte alle donne ma, al contrario, partiamo subito con una grande affermazione: le donne in questo settore ci sono da sempre.
Il vero problema è: ne parliamo? Raccontiamo davvero l’apporto che le donne hanno fornito in questi ambiti? Voglio essere ottimista, risponderò con un “probabilmente no”.
Date un’occhiata alle slide di Laura, guardate la storia attraverso gli occhi delle donne che vi hanno contribuito e fatevi la stessa domanda che è stata posta a noi: “Who is the person or the group of persons who decide what someone deserves more than another to be in a syllabus ?”
Fermo restando quanto detto sopra, un ulteriore problema è che siamo convinti di vivere in una società basata sulla meritocrazia e che questa sia la miglior soluzione possibile.
Peccato che non si tenga conto di alcune variabili:
- differenti condizioni socio-economiche che non consentono un accesso libero ed egualitario alla formazione e agli strumenti necessari;
- con quale criterio stabiliamo le effettive abilità di una persona se non abbiamo lo stesso punto di partenza?
- immaginando di riuscire a contrastare queste differenze esplicite, siamo davvero convinti che i bias non giochino comunque un ruolo fondamentale nel momento in cui si tratta di scegliere chi ricoprirà ruoli di leadership?