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L’Open Source Week 2020 è sempre più alle porte! Il primo evento online organizzato da RIOS, la Rete Italiana Open Source della quale Seacom è parte costituente e co-fondatrice, è in programma dall’1 al 4 dicembre, e vedrà alternarsi le voci più autorevoli del mondo open, i clienti con loro testimonianze, casi di successo, demo, workshop tecnici e track dedicate a prodotti e soluzioni della Rete Italiana Open Source.

In questa rubrica torniamo a dare spazio ai componenti del network per poter raccontarsi e descrivere quelli che sono gli approcci, le storie delle aziende e soprattutto i loro pareri da esperti per tutto quello che riguarda il mondo Open Source. Questa volta andiamo a conoscere tramite un’intervista doppia la vision di Alessandro Favretto, Business Developer Manager presso SMC e Paolo Mascellani, Presidente CdA di eLabor. Presentiamo qui di seguito le due aziende:

SMC

Smc è Un’importante realtà italiana in ambito IT. Nata nel 1981, è oggi composta da società e filiali distribuite sul territorio nazionale con oltre 170 addetti alle diverse aree aziendali ed un parco consolidato di oltre 600 clienti. Le società del gruppo sono specializzate nella realizzazione di prodotti e soluzioni per le piccole medie e grandi aziende, per la Pubblica Amministrazione e per il mercato Finance. SMC ha scelto Liferay, divenendone Platinum Partner in Italia. Nel 2018 ha vinto il premio come Partner of the Year a livello Worldwide. Nel 2020 è diventata il primo Partner Liferay, sempre su scala globale, a conseguire il riconoscimento di Liferay DXP Cloud Specialized Partner e Liferay Commerce Partner oltre ad aver vinto per il secondo anno consecutivo il premio di Liferay EMEA Partner of the Year. 

eLabor

eLabor è una cooperativa di produzione e lavoro con una forte vocazione all’innovazione e alla tecnologia nel campo dell’informatica. Fondata a Pisa nel 2001 ha raccolto diverse esperienze fatte dagli anni ’90. Sin dagli esordi ha attuato la scelta strategica del software libero, dell’uso di metodologie agili e di un approccio caratterizzato dall’apprendimento e miglioramento continuo. Negli ultimi anni ha sviluppato un forte interesse per il Machine Learning, l’Intelligenza Artificiale in ambito industriale e le varie tecnologie ed ambiti collegati. Tra questi ci sono IoT, Big Data, analisi di serie temporali, modellazione matematica, simulazione, ottimizzazione, Industria 4.0. In tali ambiti eLabor fornisce anche assistenza tecnica e percorsi di formazione. Nella realizzazione dei suoi prodotti e servizi ha sviluppato competenze significative nell’uso di tecnologie come Linux, DBMS relazionali e NoSql, application server, linguaggi come Java, Python, JavaScript, HTML/CSS, XML e TeX,. Mette a disposizione anche strumenti di sviluppo come Eclipse, Spring, Subversion, Git, Jenkins, SonarQube, Selenium e molti altri.

Alessandro Favretto, SMC, e Paolo Mascellani, eLabor

Ed ora… la parola ad Alessandro e Paolo sul mondo open source!

Come si tramuta in business l’approccio open nella vostra azienda?

Alessandro: il mercato è sempre più conscio dei vantaggi competitivi traibili da un approccio Open in cui l’utilizzo di standard tecnologici favorisce e semplifica l’integrazione tra sistemi. Difficilmente ormai i clienti adottano soluzioni “estese” in grado di soddisfare tutti i requisiti aziendali all’interno di una piattaforma. La tendenza è quella di adottare più soluzioni con un maggior grado di specializzazione ed attinenza ai propri processi aziendali e che siano facilmente customizzabili, estendibili e facilmente integrabili tra di loro.

Paolo: l’approccio open pervade tutto il nostro business model nella scelta degli strumenti che utilizziamo. Sono infatti completamente open, tranne che in alcuni casi specifici, dovuti in generale alle scelte dei clienti. Parliamo di strumenti come Linux (in particolare Ubuntu, ma anche Debian, Raspberry PI OS e RedHat), OpenJdk, Python, Gcc, Samba e tanti altri. Questi ci permettono di disporre a costi molto contenuti il meglio delle tecnologie ICT esistenti. Vale la pena di sottolineare che, quando si parla di costo nell’uso di un software, non si può considerare solo il prezzo di acquisizione della relativa licenza. Nel nostro caso è generalmente pari a zero, dettaglio che non va nemmeno ignorato. Bisogna però ragionare anche di documentazione, assistenza, possibilità di accedere a professionalità esterne adeguate alle esigenze che si verificano. Ma anche delle possibilità di far crescere le competenze interne. In tutto questo il software Open Source offre condizioni imbattibili!

Senza contare l’importanza di evitare il più possibile fenomeni di “lock-in”, tanto più gravi nel moderno mondo turbolento dell’informatica. Per quanto ci riguarda, anche tutto il software che produciamo è in linea di principio aperto. Crediamo che condividere il codice non ci tolga assolutamente nulla. Anzi, per innumerevoli motivi, riteniamo ci faccia guadagnare molto. In primo luogo in termini tecnici ed in secondo in termini di reputazione. Avendo e maturando continuamente nuove capacità tecniche e nuova reputazione non è difficile trovare qualcuno che ci vuole al suo fianco.

Quali problematiche avete dovuto affrontare lavorando nel mondo nell’open e come sono state risolte?

Alessandro: durante una software selection, uno degli aspetti che maggiormente preoccupa un cliente, ma che può diventare una chiave di successo, è sicuramente la presenza di un supporto adeguato ai requisiti di business dell’azienda. Ecco quindi che, a fianco alla scelta di un partner che abbia comprovata esperienza, si cerca sempre l’adozione di software.  Si mantiene così l’approccio open fornendo anche una proposizione enterprise comprensiva di un supporto del vendor.

Paolo: beh, chiaramente bisogna prima di tutto crederci. Se ci si crede solo a metà è molto facile cedere alla tentazione di “chiudere” tutto, provare a monetizzare ed a cercare di sfruttare le posizioni conquistate a prezzo di grandi sacrifici. Si tratta però di una tentazione. Questa ti porta a perdere in realtà i vantaggi dell’approccio aperto. Un qualcosa che è difficile da capire o da far capire ai colleghi, collaboratori ed agli stessi clienti. Poi ci sono i pregiudizi chi non ha capito la valenza tutt’altro che ideologica dell’approccio open e continua a ritenere che sia meglio pagare per avere qualcosa che in realtà vale di meno. Al contrario, poi non vuole pagare per avere i servizi di qualità che gli stai proponendo. Una volta un cliente mi ha detto che grazie ad una speciale convenzione poteva accedere ad un noto sistema operativo proprietario a soli 9 euro a copia. “9 euro buttati” è stato il mio commento. Infine, ci sono i problemi dovuti al fatto di andare contro corrente. Ad ogni problema che sorge bisogna sempre difendere le proprie scelte, come se facendone altre i problemi non ci fossero!

Quando avete realizzato di aver ottenuto grandi benefici grazie alla scelta di essere un’azienda open source?

Alessandro: spesso ci troviamo a lavorare in contesti estremamente sfidanti in cui performance, affidabilità e sicurezza della soluzione sono elementi chiave per il successo di un progetto o più in generale per il soddisfacimento dei business needs del cliente. L’utilizzo di strumenti Open Source spesso è l’unica strada percorribile in un mercato in cui esiste un gap di innovazione tecnologica tra una proposizione “open” ed una close. A conferma di quanto sopra è statisticamente evidente come i clienti che approcciano il mondo Open difficilmente poi hanno un ritorno verso un approccio da vendor tradizionale.

Paolo: prima ancora di nascere. Infatti, se non avessimo in precedenza acquisito conoscenze e competenze Open Source non saremmo neppure nati. Il nostro capitale iniziale era di 450 euro:. Neppure sufficiente a pagare il notaio. I computer li abbiamo ereditati, usati ovviamente, dal consorzio da cui siamo stati partoriti che ci ha anche offerto ospitalità per qualche tempo. Abbiamo ricambiato facendo loro consulenza quando ne avevano bisogno ed offrendo loro la nostra connessione a Internet e di pagare licenze software non se n’è neppure discusso. Perché poi, visto che potevamo avere gratuitamente tutto quello che ci serviva dal mondo open? In seguito, abbiamo avuto solo conferme e dopo 20 anni… ne siamo sempre più convinti.

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