Oggi ci troviamo in quella che possiamo definire la “seconda ondata” dei Big Data. Una fase in cui l’approccio delle aziende medie e grandi al complesso mondo della digital trasformation sembra essersi più o meno consolidato. L’attenzione verso il reale valore rappresentato dai dati è sicuramente aumentata, come dimostrato da recenti studi di settore.
Permane però un problema: i dati da analizzare non mancano, ma sono spesso archiviati attraverso tecnologie di Data Warehousing oramai datate, o comunque non ottimizzate per far fronte a una vera e propria “fame” di dati. Le problematiche più diffuse sono la difficoltà di accesso ai dati, l’alto costo di gestione e integrazione con altri servizi, la necessità di creare copie dei dati per effettuare analisi.
È qui che entra in gioco la Data Virtualization, una tecnologia che sta suscitando sempre più interesse. Attraverso un approccio completamente diverso rispetto al data processing tradizionale, permette infatti di superare molte delle problematiche appena citate.